Comunicare visivamente i propri pensieri: brain-to-text technology

Andrea Maggioni
07/05/2021
La-notizia-brain-to-text-technology
Pixabay

Una persona paralizzata dal collo in giù è stata in grado di comunicare, tramite un impianto cerebrale capace di tradurre in testo sullo schermo di un pc, i propri pensieri.

Immaginare di scrivere e, come per magia, veder apparire quell'immagine che fino a poco prima era solamente nel nostro pensiero sullo schermo di un pc. Non si tratta di fantascienza ma di un'approfondita ricerca svolta presso la Stanford University.

Un uomo di 65 anni, dopo ver subìto un grave infortunio alcuni anni fa, è rimasto completamente paralizzato dal collo in giù ma, grazie all'ausilio di due griglie di minuscoli elettrodi impiantati sulla superficie del suo cervello è stato in grado di poter scrivere di nuovo. Gli elettrodi sono in grado di leggere gli impulsi elettrici della parte del cervello che controllava i movimenti della mano e delle dita dell'uomo e, tramite un algoritmo messo a punto dai ricercatori, sono stati individuati i modelli neurali che corrispondevano ad ogni lettera pensata da quest'ultimo per poi essere trasformati in testo direttamente sullo schermo di un PC.

Krishna Shenoy, ricercatore dell'Howard Hughes Medical Institute presso la Stanford University ha dichiarato:

Dalla sua sola attività cerebrale, il partecipante ha prodotto 90 caratteri, o 15 parole, al minuto. La nostra tecnologia è veloce quanto una persona dell'età media del partecipante che digita parole su uno smartphone.

Questo tipo di comunicazione bastata sul pensiero è ancora nelle sue fasi iniziali, i ricercatori hanno in programma di implementare uno studio collaborando con persone che hanno, purtroppo, perso sia l'uso del proprio corpo che quello della parola.

Non c'è dubbio che questo metodo funzionerà di nuovo anche con altre persone, ne siamo sicuri. Il sistema brain-to-text ha funzionato anche se era passato molto tempo dall'infortunio. È stata una sorpresa vedere che anche anni e anni dopo aver subìto la lesione del midollo spinale, tempo in cui i pazienti non sono stati più in grado di usare le mani o le dita, ci fosse ancora un'attività elettrica cerebrale molto intensa in quelle zone del cervello. Attività che possiamo registrare e tradurre in parole direttamente dal pensiero.

Ha commentato fieramente Shenoy.