È un record negativo: in Artico fa sempre più caldo
In quindici anni di graduale impatto, il cambiamento climatico ha trasformato e drasticamente alterato l'Artico.
A distanza di 15 anni dal lancio del primo "Arctic Report Card" - il report annuale sulle condizione nell'area geografica - le letture hanno dato un esito che preoccupa i ricercatori del clima dell’università dell’Alaska Fairbanks.
La regione dell’Artico ha subito un drastico cambiamento in questo breve periodo di tempo.
Si stima che solamente un anno dopo il lancio del primo report, nel 2007, il ghiaccio marino estivo si fosse ridotto di un’area pari ad 1,6 milioni di chilometri quadrati. Nel 2012, poi, si era registrato un nuovo record negativo con una riduzione ulteriore del 18% rispetto al 2007.
Grazie al miglioramento delle tecnologie impiegate nella ricerca, la trasformazione dell'Artico è a buon punto.
Come conferma Jackie Richter-Menge, scienziata del clima presso l'Università dell'Alaska Fairbanks e redattrice dell'Arctic Report Card 2020, la drastica trasformazione è scientificamente molto evidente.
La trasformazione dell'Artico in una regione più calda, meno congelata e biologicamente modificata è a buon punto.
La regione si è riscaldata ad una velocità straordinaria, pari a 0,77 gradi C° per decennio, ovvero più del doppio rispetto alla media globale di 0,29 gradi C°. E si continueranno ad infrangere record negativi, dalle rilevazioni minime del ghiaccio marino alle alte temperature. Lo scorso giugno, ad esempio, si è registrata una temperatura di 38° C nel Circolo Polare Artico. Nel 2018, invece, il ghiaccio invernale nel Mare di Bering si era ridotto a un minimo in 5.500 anni.
I risvolti positivi sono ben pochi e sono una magra consolazione. Uno, tuttavia, è il ritorno delle balene.
Una piccola nota positiva c’è: l’innalzamento delle temperature ha portato allo sviluppo di più Krill (piccoli crostacei) che sono alla base della dieta delle balene che stanno lentamente ripopolando la regione. I ricercatori fanno notare che le balene sono ancora in condizione vulnerabile, ma rilevano che le quattro popolazioni vanno ora da 218 nel Mare di Okhotsk a circa 16.800 nei mari di Bering, Chukchi e Beaufort.